Lo studio del seme di una pianta può portarci a delle interessanti considerazioni di carattere assolutamente pratico. La fecondazione della cellula uovo presente nell’ovario del fiore da parte del polline porta alla formazione dell’embrione, tuttavia nelle angiosperme (cioè le piante più evolute che hanno fiori e portano frutti) ma non nelle gimnosperme (cioè le piante che non sviluppano dei frutti e nelle quali i semi sono nudi, sono soprattutto le conifere) avviene una seconda fecondazione da parte del polline che porta alla formazione dell’endosperma secondario. L’endosperma secondario risulta formato da delle cellule insolite che hanno un corredo genetico triploide, la sua funzione è di contenere sostanze di riserva per l’embrione nella fase di germinazione. Ci sono piante come i cereali (figura 1) nelle quali l’endosperma secondario è presente anche nel seme maturo, diventa qui un tessuto ricco di amido nella porzione centrale mentre alla periferia si dispongono le proteine.
Figura 1
In altre piante invece l’endosperma non è più presente a maturità, qui le riserve sono direttamente collocate nell’embrione stesso, entro cioè le foglie embrionali (cotiledoni), come nel caso delle leguminose. Un aspetto che è assolutamente da evidenziare è che l’endosperma secondario, di primaria importanza nei cereali, è formato da cellule triploidi: qui abbiamo la comparsa del numero 3, un numero che chi studia la Natura con un occhio scientifico-spirituale sovente incontra, un numero perciò col suo profondo e vasto significato che dobbiamo ricondurre anche solo ad un semplice chicco di grano!
Da quanto appena detto emerge chiaramente che in Natura troviamo un’interessante polarità tra due gruppi di piante, particolarmente evidente dall’osservazione del seme, nel seme maturo infatti abbiamo le foglie embrionali dette cotiledoni, dei contenitori di amido, sostanze oleose e proteine. Dei grossi cotiledoni carnosi li abbiamo nei fagioli, piselli e leguminose in genere, nelle monocotiledoni (come nei cereali) invece l’unico cotiledone presente raramente si ingrossa per diventare il principale organo di riserva delle sostanze, nella maggioranza dei casi è l’endosperma secondario che assolve a questa funzione. Nei cereali la maggior parte di quel che viene mangiato del chicco è rappresentata proprio dall’endosperma della cariosside, infatti l’endosperma è la porzione più voluminosa, mentre l’embrione occupa meno della metà del volume totale (vedere figura 1). In una cariosside il cotiledone fa un po’ la parte del “cameriere”, infatti durante la germinazione il cotiledone (detto scutello) trasferisce le sostanze di riserva dall’endosperma (la “cucina”) all’embrione (ilcommensale”)!
Abbiamo dunque una polarità tra questi due tipi di piante, le leguminose da una parte ed i cereali (monocotiledoni) dall’altra; tra questi due estremi troviamo poi a metà i semi di alcune eudicotiledoni, i quali rappresentano delle situazioni intermedie fra le cariossidi ed i semi delle leguminose, in essi coesistono infatti sia i cotiledoni che una residua porzione di endosperma. Dunque potremmo dire che i cereali sono “tutto endosperma” mentre le leguminose sono “tutto cotiledoni”! Molto interessante poi il modo diverso di germinare di questi due tipi di piante. I semi come quelli del fagiolo hanno una germinazione epigea, in quanto i cotiledoni vengono portati fuori dal terreno (figura 2), invece la germinazione delle cariossidi è ipogea, cioè il cotiledone non fuoriesce dal terreno (figura 3).
Figura 2
Figura 3
Caratteristica degli embrioni dei cereali è il coleottile, una guaina che avvolge le numerose piccole foglie già prodotte prima della dormienza. Con la germinazione è il coleottile che spunta fuori dal terreno, proteggendo le foglioline dal contatto col suolo.
Rudolf Steiner affermava che le leguminose sono piante che vorrebbero diventare animali, portano in sé una certa “animalità”. Questa loro “animalità” è legata alla capacità di fissare l’azoto atmosferico attraverso le radici (infatti le leguminose vivono in simbiosi nelle loro radici coi batteri azotofissatori del genere Rhizobium) e l’azoto sappiamo essere in relazione con l’astralità: da questo si comprende il loro legame col regno animale. Le leguminose sono piante che volgono il loro “sguardo” verso terra e sono in grado di “interiorizzare”, in questo aspetto si può vedere la loro “femminilità”. D’altro canto, i cereali ed in particolare modo il frumento sono piante protese verso il cielo, si ergono nella loro verticalità: un tratto tipicamente “maschile”. È inoltre da notare la polarità esistente tra le liane ed i cereali per la velocità di flusso xilematico (la linfa grezza che sale verso le foglie) e quello floematico (la linfa elaborata che scende verso i tessuti per nutrirli), infatti nelle liane il flusso xilematico raggiunge dei livelli da record con 15000 cm/h (dunque nelle liane è tutto flusso xilematico), invece nei cereali abbiamo il massimo della velocità del flusso floematico che nelle foglie del mais arriva fino a 660 cm all’ora, nel frumento 168.
Rudolf Steiner stesso consigliava di consociare il frumento con una leguminosa, così come è riportato nel bel libro “Lo sviluppo dell’agricoltura biodinamica – Riflessioni sulle prime ricerche” del Conte Adalbert von Keyserlingk. Si hanno poi anche altre testimonianze del beneficio risultante dalla consociazione dei cereali con le leguminose. Nella rivista L’Ecologist “Agricoltura è disegnare il cielo – Volume primo: Dall’era del petrolio a quella dei campi” (Libreria Editrice Fiorentina) negli articoli “La diversità delle piante negli ecosistemi agricoli” di Edward Goldsmith e “Agricoltura tradizionale in America Latina” di Miguel Altieri viene detto che i cereali traggono beneficio dall’essere coltivati in consociazione con i legumi che hanno radici più profonde. Il mais ed il sorgo, per esempio, possono essere coltivati insieme ai piselli ed il loietto italico. A Texala in Messico i contadini seminano il lupino nei campi di frumento, poiché esso tiene il coleottero scarabeo Macrodactylus lontano dal grano. Nell’America centrale inoltre i funghi Ascochyta phaseolorum sono meno presenti dove il fagiolino è piantato in consociazione col mais rispetto a quando il fagiolino è piantato da solo.
Possiamo pertanto concludere che la polarità esistente tra il cereale e la leguminosa risulta essere alquanto singolare, soprattutto se si tiene in considerazione che in agricoltura biologica-biodinamica è una buona norma consociare il grano col trifoglio: è un po’ come mettere assieme il maschile col femminile, il Sole con la Luna!
Articolo tratto da Agribio.
« La pratica del sovescio e del compost. Il basalto in agricoltura »