Nome scientifico: Laurus nobilis L.
Famiglia: Lauraceae
Breve storia e note botaniche sulla pianta
L’Alloro (Laurus nobilis, L. 1753) è una pianta aromatica mediterranea perenne, sempreverde, appartenente alla famiglia delle Laureacee, piante originarie dell’Asia e introdotte nel Mediterraneo in tempi antichi, grazie agli scambi commerciali con le popolazioni della Mesopotamia.
Il suo nome deriva dal latino lauru(m), di origine preindeuropea, anche se alcuni lo fanno risalire al nome celtico lawur, con significato di “verdeggiante”.
Oggi cresce spontaneamente in tutta l’area mediterranea, dall’Asia Minore alla Francia; in Italia si trova in particolare nelle fasce costiere, costituendo una delle essenze caratteristiche della macchia mediterranea. Tuttavia l’alloro è presente anche nelle regioni settentrionali fino ad un’altitudine di 800m, dato che tollera, per brevi periodi, temperature sotto gli 0°C.
E’ molto utilizzato nei giardini e nei parchi come pianta ornamentale ed è molto apprezzato per la sua fragranza aromatica.
Laurus nobilis angustifolia | Laurus nobilis aureus |
Ne esistono due varietà: Laurus nobilis varietà angustifolia con foglie strette e lunghe e Laurus nobilis varietà aurea con foglie tendenti al giallo.
E’ un vero e proprio albero a portamento arbustivo che se lasciato crescere raggiunge i 10-12m di altezza, caratterizzato da fusto eretto e corteccia liscia di colore grigio scuro. Le foglie sono intere, alterne o opposte, picciolate e non hanno stipole, sono coriacee, e ricche di ghiandole che secernono oli essenziali. Il colore delle foglie è verde scuro e sono lucide sulla pagina superiore e opache in quella inferiore, di forma oblungo-lanceolata, con margine leggermente ondulato e intero (più o meno allungate a seconda della varietà).
Laurus nobilis infiorescenza | Laurus nobilis frutto |
L’alloro è una pianta dioica, cioè ci sono piante di sesso maschile ed altre di sesso femminile, le uniche che vanno a frutto quando le infiorescenze a grappolo, che sbocciano all’inizio della primavera, sono impollinate. I fiori maschili sono giallastri e hanno da 8 a 12 stami, mentre i fiori femminili sono di colore bianco o giallo chiaro; presentano in ogni caso 4 piccoli petali.
Il frutto è una drupa detta “agura” che a maturazione in autunno è di color nero lucido e contiene una percentuale variabile di oli essenziali (1-10%) come geraniolo, cineolo, eugenolo, terpineolo, fellandrene, eucaliptolo, pinene, ecc. Anche le foglie ne contengono, ma in percentuale inferiore (1-3%).
Tecnica colturale
E’ una pianta molto rustica che cresce bene nelle più diverse situazioni ambientali sia in vaso che in pieno campo, esposta in pieno sole, ma anche nei luoghi ombreggiati purché riparato dal vento.
Non ha bisogno di molta acqua, quindi bagnatela con moderazione in primavera e in estate ogni qual volta lo strato superficiale del terreno si asciuga, diminuendo gradualmente la dose d’acqua in autunno e sospendendo l’irrigazione quando la temperatura comincerà a scendere sotto i 7°.
I ristagni idrici sono la principale causa di morte in questa pianta aromatica. Le temperature di coltivazione sono quelle tipiche delle regioni a clima mediterraneo, ma tollera male il vento, soprattutto al momento dell’impianto.
In pieno campo non necessita di particolari concimazioni, è una pianta rustica, però ne prendiamo le foglie, quindi se vogliamo un forte sviluppo della parte aerea, dobbiamo garantirgli adeguati apporti azotati nel terreno. In coltivazione biologica, con il suolo inerbito e le normali pratiche agronomiche adottate, solitamente la sostanza organica presente è sufficiente a garantire uno sviluppo armonioso alla pianta. In fase di impianto, possiamo prevedere una preparazione delle buche con compost o letame e sicuramente pacciamare attorno al fusto per raggio di circa 50cm.
Se coltivato in vaso, occorre rinvasare ogni due anni perché è un albero dal forte sviluppo radicale; inoltre è meglio rinvasare a primavera assicurando un terriccio fertile e drenante per evitare ulteriori stress alla piantina.
Tramite le potature, da realizzare alla fine dell’inverno, l’Alloro può anche essere mantenuto allo stato di arbusto per realizzare siepi compatte e cespugli molto decorativi.
Moltiplicazione
Le piantine di Alloro sono reperibili, durante tutto l’anno ma con maggiore disponibilità in marzo, aprile e maggio, presso le aziende produttrici che effettuano la vendita diretta o presso i vivai ed i garden, generalmente in vasi da 10, 14, 18 ed anche 30 centimetri di diametro.
La moltiplicazione può essere per seme, per talea o tramite i polloni.
Con la moltiplicazione per seme si garantirà una maggiore variabilità genetica, anche se i caratteri delle piante possono cambiare leggermente. Si effettua in autunno, distribuendo i semi in file parallele sul terriccio, dopo averli scarificati in acqua bollente. Si lasciano raffreddare i semi nell’acqua e si trapiantano subito, meglio in una vaschetta che possiamo mantenere alla temperatura di 20-23°C, sempre umida, coperta da foglio di plastica trasparente. I semi dovranno rimanere nella vaschetta fino alla germinazione ma avendo cura di mantenere umido il substrato.
Una volta avvenuta la germinazione, si deve togliere il telo di plastica, e, a mano a mano che le piantine crescono, si deve aumentare la quantità di luce (mai il sole diretto), ridurre la temperatura intorno ai 18°C e si assicurare una buona ventilazione.
Tra luglio e settembre si possono prelevare 10-13 cm di apice vegetativo per ottenere le talee, che, sfogliate nella parte basale e poste in acqua, svilupperanno le radici.
A questo punto potremo piantare in vaso o in cassetta le piccole talee, su compost biologico o terriccio bio, avendo cura di mantenerle all’ombra, protette da un telo di plastica e ad una temperatura di circa 15°C. In queste fasi è importante assicurare la giusta umidità del substrato di crescita, ricordando che pur adattandosi alle circostanze, l’Alloro è una pianta da macchia mediterranea umida.
Appena compaiono i primi germogli, le radici si sono evidentemente sviluppate, per cui possiamo spostare le nostre piantine in luogo areato più luminoso, perché possano crescere irrobustendosi.
Quando le piantine saranno cresciute abbastanza le potremo trapiantare nel vaso o nel terreno definitivo.
Difesa biologica
L’Alloro è una pianta particolare, poco soggetta a malattie e attacchi parassitari, è più facile che risenta di una gestione agronomica errata: l’eccesso e la carenza d’acqua possono mettere in sofferenza l’apparato radicale dell’alloro e causare imbrunimenti o viceversa ingiallimenti. A livello di parassiti, acari, cocciniglia e ragnetto rosso sono i principali infestanti.
- Cocciniglia bruna: macchie brune sulla pagina inferiore delle foglie potrebbero significare che siete in presenza di cocciniglie. Possono essere tolte con un batuffolo di cotone imbevuto di alcool o potrete lavarla con acqua e sapone neutro strofinando molto delicatamente con una spugna per rimuovere i parassiti, avendo cura, al termine dell’operazione, di risciacquare molto bene la pianta per rimuovere tutto il sapone.
Le cocciniglie prediligono le zone umide della chioma, poco esposte alla luce, poco ventilate, in piante ricche d’azoto.
Possono essere contrastate utilizzando popolazioni di Cryptolaemus montrouzieri, un coccinellide che si nutre di cocciniglie; alcune piccole vespe che perforano gli scudetti per deporvi le uova, le larve si nutriranno poi delle piccole cocciniglie. Infestazioni massicce di cocciniglia possono produrre abbondante melata, che favorisce lo sviluppo di fumaggini.
• Psilla dell’alloro. Le punture dei giovani insetti determinano una deformazione della pagina superiore soprattutto delle giovani foglie e dei germogli dove si formano delle specie di pseudo-galle. Le foglie colpite si arrotolano verso la pagina inferiore, diventando di consistenza carnosa e di colore giallastro. In conseguenza avviene che la pianta arresta o rallenta sensibilmente la sua crescita. Il rimedio è soprattutto preventivo e agronomico infatti questo insetto prospera nelle parti più folte della pianta dove è presente una buona umidità. Occorre pertanto tenere la pianta con la chioma aperta, con opportune potature in modo da far circolare l’aria e mantenere un ambiente asciutto. Una volta che l’attacco è in corso, bisogna eliminare le parti colpite e sfoltire la pianta.
• Ragnetto rosso: le foglie iniziano ad ingiallire e successivamente a queste manifestazioni si accartocciano, assumono un aspetto quasi polverulento e cadono. Osservando attentamente si notano anche delle sottili ragnatele soprattutto nella pagina inferiore delle foglie. Per contrastare il parassita possiamo aumentare la frequenza delle nebulizzazioni alla chioma (la mancanza di umidità favorisce la loro prolificazione) con l’uso di sali potassici di acidi grassi ed eventualmente, solo nel caso di infestazioni particolarmente gravi, usare il piretro o l’azadiractina.
• Afidi: sostanzialmente bisogna adottare la stessa linea di difesa del caso precedente.
Raccolta e conservazione
Le foglie si possono raccogliere tutto l’anno anche se raccolte a luglio – agosto, hanno una maggiore concentrazione di essenze aromatiche. I frutti si raccolgono in autunno, quando sono maturi. Le foglie si possono consumare per uso culinario fresche o secche.
Per l’essicazione si sistemano all’ombra, in un luogo aerato e una volta secche durano circa un anno.
Dopo tale periodo perdono gran parte del loro aroma e assumono un sapore amarognolo. Le bacche si fanno essiccare al forno a bassa temperatura e si conservano poi dentro barattoli di vetro ed hanno un sapore molto più forte e robusto delle foglie.
L’alloro è una pianta molto profumata, usata a scopo ornamentale e per profumare gli ambienti, nella cosmesi e nell’industria del sapone, ma soprattutto in cucina come aroma e per preparare un liquore, il “laurino”. Tuttavia ha anche molte proprietà benefiche.
Il suo olio è utile sia per la cura del sistema nervoso che contro reumatismi e distorsioni è un ottimo antisettico, antireumatico ed è consigliato in caso di eczemi, psoriasi, dermatiti, allergie da contatto determinate dall’uso di detergenti chimici, micosi, acne, pelle secca, pelli delicate ed eventuale arrossamenti. Ma soprattutto l’alloro è un toccasana per lo stomaco: possiede proprietà stimolanti degli enzimi della digestione, per cui la favorisce e in generale protegge le mucose gastriche.
Biodinamica
Occorre ricordare che nella mitologia greca l’alloro era una pianta sacra e simboleggiava la sapienza e la gloria la fama, il trionfo e l’onore. Per coronare la testa degli atleti vincitori nei giochi Pitici o Delfici si usava una corona di alloro; oggi si usa il termine “laureato” per chi ha terminato il percorso accademico di studi, termine che deriva dalla corona di alloro con cui si cingeva la testa dei poeti come massima onorificenza.
Per i Greci questa pianta era sacra ad Apollo poiché Dafne, la ninfa di cui il dio si invaghì per opera di Cupido che voleva punire la sua vanità, si trasformò in alloro per sfuggirgli. Sarebbe stato proprio Apollo, infatti, a rendere questo albero sempreverde ed a utilizzare i suoi rami per fare una corona da portare sempre sulla testa. Il nome “alloro” deriva proprio dal nome della ninfa Dafne, che appunto significa “lauro”.
Anche nella religione cristiana compare l’alloro: nell’Ave Maria di Lourdes, nella raccolta dei canti liturgici mariani, si accosta l’alloro alla stessa Madonna, come raffronto simbolico di rimedio per tutti i mali:
“O bella Regina
O fronda di allor
Tu sei medicina /
Per ogni dolor”.
L’alloro è un pianta dalla natura calda e solare tonifica, dà energia allo spirito (rappresentava un grado di conoscenza verso la sapienza). Un massaggio di olio di alloro è come mettersi in testa una corona di rami di questa pianta: non diventeremo necessariamente poeti, ma ci aiuterà a distendere “ i contorcimenti” della mente.
L’Io cosmico della pianta agisce nella formazione degli oli e stimola l’organizzazione dell’Io con la tendenza a dominare e calmare il corpo astrale; in questo senso tonifica i nervi e calma i reumatismi, e regola tutte le malattie o gli stati di sofferenza che hanno la loro origine nelle attività demolitrici del corpo astrale.
Quindi è una pianta strana, con portamento arboreo proiettata verso l’alto, che ama il sole, che cresce velocemente, ma il suo prodotto principale sono le foglie ed ha una spiccata attività vegetativa nonostante tema i ristagni idrici. Inoltre ha un apparato radicale ben sviluppato che le permette di resistere alla siccità e al sole delle zone costiere e mediterranee.
Si potrebbe dire che è evidente la sua origine da Gea e dal dio fluviale Peneo, genitori di Dafne.
Per la coltivazione e le potature si dovrà seguire i giorni di foglie nel calendario biodinamico e aiutare la radicazione nei nuovi impianti con il 500; il corno letame inoltre aiuterà le nostre siepi, già a dimora, a rinforzare l’apparato radicale e a resistere alla siccità, specie in zone ventose.
Nonostante sia una pianta da foglia, che vegeta tanto da potersi trasformare in siepe se adeguatamente potata, anela la luce e teme l’eccesso di acqua. Per questo sarà opportuno dare il 501 in primavera se le condizioni climatiche saranno tali da poter favorire lo sviluppo di crittogame, così porteremo un po’ di forze di luce alla pianta che ne trarrà giovamento.