La difesa dai parassiti in agricoltura biologica

on Aprile 14 | in Progettare Giardino Biologico | by | with No Comments

La prevenzione

La strategia di prevenzione è certamente la più idonea per la corretta applicazione del metodo di produzione biologico e deve essere impostata sul mantenimento di un permanente stato di tolleranza o resistenza delle piante a malattie e insetti. Bisogna considerare normale la lieve presenza in campo di insetti dannosi e di patogeni, sapendo che quando gli organismi dannosi aumentano eccessivamente è probabile che siano stati alterati gli equilibri biologici.

In questa strategia l’agricoltore deve adottare tutte le possibili tecniche di prevenzione, integrandole tra loro, al fine di conseguire il migliore risultato.

Utilizzare materiale sano e varietà resistenti.

Nell’attuare un nuovo impianto, non solo arboreo, si deve sempre preferire materiale certificato a garanzia che sia stato prodotto da piante esenti da virus e con la massima cura nella prevenzione di nuove infezioni. Per le colture arboree ciò è importante perché la pianta deve permanere in campo per diversi anni con scarse possibilità di cura. Per le colture ortive le piante infette costituiscono focolai d’infezione che si estenderebbero con facilità a tutto il campo.

Il modo più semplice di prevenire le malattie è di poter disporre di piante resistenti e l’utilizzo di portinnesti robusti.

Evitare l’apporto di inoculo

Nella prevenzione è più semplice evitare l’immissione d’inoculo in campo piuttosto che rimuoverlo. Si possono involontariamente apportare patogeni con la fertilizzazione utilizzando letame e compost non sufficientemente maturi. Spesso sono alcuni scarti di produzione, deposti a bordo campo, che possono rappresentare i primi focolai d’infestazione.

La costante riduzione dell’inoculo deve essere una delle finalità della gestione agronomica. Ciò perché la dannosità dei patogeni, specialmente del suolo, aumenta con l’incremento dell’inoculo presente.

dorilora larveRimuovere l’inoculo attraverso:

  • L’asportazione delle radici del vecchio impianto arboreo, compiuta durante l’aratura, riduce la presenza e la sopravvivenza di funghi come l’armillaria e gli agenti del mal dell’esca.
  • La raccolta totale del prodotto e la cernita in magazzino possono essere attuate ad esempio per la patata. Gli scarti potranno essere utilizzati per l’alimentazione animale, mentre lasciare in campo i tuberi non commerciabili, si favorisce lo sviluppo di elateridi e della tignola della patata. Inoltre i tuberi residui svilupperanno nuove piante che si riveleranno infestanti per la coltura successiva e limiteranno gli effetti dati dalla rotazione a vantaggio di insetti come la dorifora.
  • L’eliminazione di piante virosate all’inizio del ciclo colturale riduce i focolai d’infezione. L’allontanamento delle piante ortive con marciumi al colletto riduce la propagazione e la persistenza dei funghi del terreno.
  • La rimozione dei rami, con sintomi di escoriosi e cancri, mediante potatura elimina parte dell’inoculo direttamente dalla pianta. I residui di potatura delle piante infette devono essere allontanate e bruciate.
  • Il ricorso all’irrigazione a pioggia ponderata, su alcune ortive, consente una costante riduzione della presenza di alcuni fitofagi che avviene grazie all’azione battente dell’acqua che provoca la loro caduta in particolari condizioni atmosferiche.

Spostare il periodo di coltivazione

afidi fotofagi succhiatoriI parassiti presentano il massimo di dannosità quando vengono soddisfatte le loro esigenze climatiche in concomitanza con alcune fasi fenologiche della coltura. L’agricoltore può limitare il periodo in cui si verificano queste condizioni spostando il periodo di coltivazione. Sebbene siano le esigenze di mercato a imporre i tempi di coltivazione, rinunciare a colture anticipate può essere la risposta vincente contro lepidotteri e afidi delle crucifere.

Favorire l’aerazione della coltura

I ristagni d’umidità favoriscono lo sviluppo dei patogeni. Difatti nella gestione delle colture protette è buona norma garantire un’efficace aerazione dell’ambiente. Anche in pieno campo l’aerazione deve essere favorita adottando densità di semina adeguata allo sviluppo delle future piante. Le operazioni sulla pianta, come la potatura secca e verde, la sfogliatura e la scacchiatura favoriscono l’aerazione all’interno della chioma e l’ingresso dei raggi solari (fattore sfavorevole per alcuni funghi). Fondamentale risulta l’orientamento dei filari rispetto ai venti.

Razionalizzare la nutrizione

mosca ulivoCon la fertilizzazione è soprattutto l’eccesso di azoto che favorisce lo sviluppo dei fitofagi succhiatori (afidi, acari, cocciniglie e tripidi). Mentre in alcuni casi il buon posizionamento dell’intervento irriguo può servire per limitarne lo sviluppo.  Ad esempio nell’oliveto ciò si ottiene sospendendo le irrigazioni in concomitanza della nascita delle neanidi di cocciniglia al fine di rendergli difficoltosa la suzione di linfa (fenomeno noto come resistenza indotta); contro la mosca delle olive, la riduzione dei volumi irrigui nei periodi di ovideposizione rende le olive meno suscettibili.

Utilizzare reti anti insetti

In alcuni casi è possibile impedire il contatto tra insetti e pianta utilizzando reti a maglie strette. Tale tipo di prevenzione è possibile installando le reti presso le aperture delle serre o creare strutture apposite. Ciò è indispensabile per la protezione delle piantine in semenzaio dagli insetti vettori di virus. In pieno campo, a seconda delle differenti realtà aziendali, lo stesso fine potrebbe essere raggiunto coprendo le piante ortive durante l’accrescimento con materiale molto leggero noto come tessuto-non tessuto.

Favorire gli organismi utili

Nella prevenzione degli attacchi dei fitofagi le azioni devono essere dirette soprattutto nel favorire lo sviluppo degli antagonisti naturali incrementando quelle strutture ecologiche di supporto (siepi, aree rifugio, ecc.) in quanto fonte di alimento e prede alternative. La presenza o meno di elementi di naturalità nel paesaggio, esterni all’azienda come boschi, zone umide e gravine o la tipologia delle aziende (l’elevato frazionamento in alcuni casi può risultare vantaggioso) sono condizioni strutturali difficilmente modificabili dall’agricoltore. Risulta chiaro che la miglior prevenzione è la presenza costante attenta e professionale del coltivatore che risulta come un direttore d’orchestra che riesce a far suonare assieme e in armonia tutti gli strumenti (coltivazioni, ambiente, animali ecc.) della sua orchestra (azienda) e tutto in serenità d’animo.

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