I pipistrelli svolgono un ruolo importante nel controllo di molti parassiti; installando dei rifugi artificiali, le bat box, è possibile attrarre i pipistrelli e questo può costituire un mezzo potenzialmente utile di lotta biologica per le aziende agricole.
L’olivo (Olea europea L.) rappresenta una delle più importanti coltivazioni dell’area mediterranea. Le popolazioni di olivo selvatico erano presenti nella parte orientale e occidentale del Mediterraneo già prima del Neolitico, circa 6000 anni fa. All’inizio le forme domesticate vennero probabilmente diffuse durante le migrazioni umane successive (in particolare da est a ovest) in tutto il bacino del Mare Nostrum. L’importanza dell’olivo non è legata solo ai suoi utilizzi pratici ma anche al suo valore simbolico che si ritrova nelle tre religioni (Ebraismo, Cristianesimo e Islam) nate e sviluppatesi in Medio Oriente, considerato l’origine delle prime domesticazioni di piante e animali. La prima citazione dell’olivo si trova nel libro della Genesi, quando Noé accoglie con gioia il ritorno della colomba con un ramoscello d’olivo nel becco, segno della fine del Diluvio universale.
Bactrocera oleae flagello degli oliveti
Bactroera oleae (Rossi), detta anche mosca delle olive o mosca olearia, è considerata il fitofago più dannoso perché condiziona notevolmente l’enitità e la quantità della produzione nella maggior parte dell’areale di coltivazione. Questa specie è associata esclusivamente alle piante di olivo, infestando solo i frutti del genere Olea (stretta monofagia). E’ presente in tutto il bacino del Mediterraneo, in Sudafrica, in California e si è ormai diffusa in tutta l’area di coltivazione della pianta. L’incidenza dei suoi attacchi tende ad accentuarsi nelle regioni più umide e più fresche.
I danni maggiori si hanno con estate umida e con temperature non troppo elevate, mentre è meno marcata con estati calde e siccitose.
L’attività sessuale della mosca dell’olivo è concentrata quasi esclusivamente nelle
3-4 ultime ore del giorno.
La produzione giornaliera di uova per femmina è di 10-20 in condizioni ottimali e il numero totale può arrivare a diverse centinaia per ogni femmina. Generalmente viene deposto un solo uovo per oliva e la femmina marca la drupa con sostanze repellenti per evitare deposizioni di altre femmine, ma nei casi di infestazioni massicce ogni oliva attaccata può contenere anche 20 uova.
Uno dei primi autori che descrissero i danni della mosca olearia è Girolamo Caruso, autore di una celebre monografia intitolata “Dell’olivo” nel quale dedicò un intero capitolo a “Malattie e cagioni nemiche dell’Olivo”, includendo anche Bactrocera oleae, all’epoca indicata come Dacus oleae.
Attualmente per il controllo dei fitofagi si ricorre alla lotta chimica, alla lotta biologica e integrata. Per l’oliveto, in particolare, si adottano preferibilmente metodi ecocompatibili e questo è un tema di ricerca estremamente attuale, essendo questo agroecosistema particolarmente adatto alla conduzione con tecniche di agricoltura biologica.
AVVERSITA’ DELL’OLIVO
Anche oggi l’olivo è uno degli elementi più importanti del paesaggio e della coltura del Mediterraneo, ma purtroppo soggetto all’attacco di parecchi fitofagi; nell’ecosistema oliveto convivono globalmente circa 300 specie di parassiti, tra cui un centinaio tra funghi, batteri e altri organismi dannosi, compresi una dozzina di virus. Fortunatamente i patogeni che provocano un danno economicamente significativo alla produzione sono solo poche unità. Tra i principali patogeni possiamo ricordare due specie batteriche, Pseudomonas savastanoi e Xilella fastidiosa, rispettivamente responsabili della rogna dell’olivo e del Complesso del disseccamento rapido dell’olivo e 4 funghi: Spilocaea oleagina, agente dell’occhio di pavone, Verticillum dahliae, che provoca la verticillosi, Colletotrichum gloeosporioides, che genera la lebbra dell’olivo, Mycocentrospora cladosporioides, responsabile della cosiddetta piombatura dell’olivo. Sono i parassiti animali a creare maggiori problemi a questa pianta, anche se l’oliveto nel suo complesso costituisce un agroecosistema piuttosto stabile e resistente alle alterazioni patologiche. Tra i diversi fitofagi solo Bactrocera oleae, la tignola dell’olivoPrays oleae, rappresentano una costante minaccia alle produzioni olivicole.
Pipistrelli e strategie di caccia
I pipistrelli appartengono all’ordine Chiroptera e sono i soli mammiferi capaci di volo attivo. Tutte le specie europee e italiane sono insettivore, ma esistono anche specie frugivore, nettarivore. ematofaghe e carnivore. I chirotteri non sono cechi, ma a causa della loro attività notturna hanno evoluto la capacità di muoversi e di individuare le prede anche nel buio più totale attraverso l’emissione di ultrasuoni non percepibili dall’orecchio umano. Gli echi sono usati per localizzare, identificare e stimare la distanza degli oggetti producendo un’immagine tridimensionale, per cui si potrebbe dire che nell’oscurità i pipistrelli “vedono con l’udito”.
La cattura delle prede in volo è solo una delle modalità di caccia dei pipistrelli, alcuno usano l’ecolocalizzazione per scandagliare il loro ambiente in dettaglio al fine di individuare insetti immobili, anche appartenenti a specie tipicamente diurne che si trovano nel loro periodo di riposo notturno. Qualche specie lascia i rifugi anche prima del tramonto; altre hanno grandi orecchie che consentono di percepire i minimi fruscii di un insetto sul terreno o nel fogliame, che viene quindi individuato e catturato. Altri pipistrelli non utilizzano l’ecolocalizzazione, ma semplicemente usano la loro vista acuta per individuare anche artropodi inetti al volo.
Impiego di bat box nella lotta ai fitofagi
I chirotteri svolgono un’azione rilevante nella protezione delle colture economicamente importanti. Grazie all’interesse crescente da parte degli agricoltori americani verso i chirotteri si è studiato come poterli attirare nei propri terreni, anche installando rifugi artificiali come le bat box. I fitofagi, che si concentrano solitamente nelle aree coltivate, sono stati trovati nella dieta di diverse specie di pipistrelli.
Installare rifugi artificiali (bat box) può essere molto utile per l’agricoltura. Nel Delta dell’Ebro (Spagna), dove si trovano alcune delle più grandi risaie europee, il pipistrello pigmeo Pipistrellus pugmaeus (che vive anche in Italia) funge da efficace controllo biologico di uno dei parassiti più devastanti, la piralide del riso, Chilo suppressalis (Lepidoptera: Crambidae). In questa zona sono state installate diverse bat box che possono ospitare fino a quattro 500 pipistrelli che hanno notevolmente ridotto l’impatto deleterio di questo parassita sulle colture di riso, riducendo al minimo l’uso di insetticidi.
Oliveti, habitat per diverse specie
Gli oliveti costituiscono aree di “foraggiamento” preferenziali per varie specie di pipistrelli, che hanno nella loro dieta molti ditteri, anche diurni, predati sulle piante o sul terreno. Diversi studi hanno preso in esame le coltivazioni di olivo in alcune regioni mediterranee dell’Europa meridionale.
Gli oliveti costituiscono un habitat importante per almeno due specie piuttosto comuni, Eptesicus serotinus e Pipistrellus pygmaeus, e per una Pipistrellus kuhlii, ampliamente distribuita in tutta l’ecozona paleartica.
Le aree studiate comprendevano piante gestite in modo tradizionale e soggette a un uso limitato di biocidi. Si tratta di habitat che ospitano ricche comunità biologiche, fornendo ai pipistrelli importanti opportunità di foraggiamento. Indagini acustiche effettuate in oliveti dell’Italia meridionale hanno rilevato ben 11 specie diverse di chirotteri: Rhinolophus ferrumequinum, Myotis emarginatus, Myotis myotis, Nyctalus leisleri, Eptesicus serotinus, Pipistrellus kuhlii, Pipistrellus pipistrellus, Hypsugo savii, Barbastella barbastellus, Miniopterus schreibersii, Tadarida teniotis. Foraggiare in queste coltivazioni implica quindi la possibilità per i pipistrelli di influire (riducendole) sulle popolazioni di lepidotteri e ditteri fitofagi.
I pipistrelli sono “di bocca buona”
I pipistrelli si cibano generalmente di ciò che è disponibile, cioè basano la loro alimentazione su strategie opportunistiche. In altre parole se nell’oliveto abbondano mosche olearie saranno loro a rientrare tra le prede preferite.
L’installazione di bat box negli oliveti potrebbe essere utile a contrastare lo sviluppo di fitofagi dannosi come la mosca delle olive (B. oleae) in buona parte responsabile, insieme ai cambiamenti climatici, del crollo della produzione di olio nel 2014. In questo modi si attirano il maggior numero i pipistrelli, che già cacciano in questi habitat, ed è ragionevole aspettarsi dei risultati positivi con una riduzione del numero delle mosche delle olive.
Nel corso di ricerche effettuate negli oliveti e nei frutteti sono stati analizzati campioni di feci raccolti sotto rifugi artificiali (bat box) installati sul bordo di un oliveto. Sono stati eseguiti vari test e un buon numero di campioni di escrementi di pipistrello sono risultati positivi, mostrando una predazione di individui adulti di mosca delle olive da parte di Pipistrellus kuhlii, il pipistrello albolimbato.
D’altra parte, se è provato che B. oleae rientra nella dieta di una specie di pipistrello, non sono ancora ben note le strategie trofiche e non abbiamo ancora elementi precisi per quantificarne l’impatto.
Purtroppo nel 2014 le tecniche esistenti di contrasto contro questo dittero fitofago non sono riuscite a evitare una stagione disastrosa della produzione olearia. Inoltre i cambiamenti climatici in atto inducono ulteriori preoccupazioni nell’ottica di periodi più umidi e con temperature favorevoli allo sviluppo della mosca delle olive. Tutto questo implica l’opportunità di ricercare ulteriori strategie ecocompatibili di controllo delle infestazioni da affiancare a quelle già esistenti.
Una valida prospettiva
I pipistrelli svolgono un ruolo importante nel controllo dei parassiti; attrarre i pipistrelli installando bat box può costituire un mezzo potenzialmente utile per le aziende agricole che vogliono utilizzare contro i fitofagi strategie di lotta biologica, piuttosto che contare su sostanze chimiche che possono minacciare la nostra salute ambientale e personale. In questo modo possiamo avere dei “disinfestatori” che lavorano gratuitamente per noi e potremo contribuire alla buona salute dell’ambiente e quindi alla nostra.
« Cocciniglia tartaruga “ospite indesiderato” dei pini Come gestire una serra e un tunnel durante l’inverno »