Gelso nero: le caratteristiche
Il gelso nero è rustico, frugale e molto adattabile e con il tempo diventa una presenza autorevole. Un difetto però ce l’ha: i suoi frutti, simili a more, sporcano tutto ciò con cui entrano in contatto; mani, abiti e soprattutto le pavimentazioni. Ma siccome è un albero molto bello, per non privarsene, basta non metterlo a dimora dove ciò può costituire un problema.
E’ uno straordinario albero da ombra, un ombra di cui godere a fruttificazione ultimata, in quanto a maturità mostra, sopra a un tronco nodoso e un po’ tozzo, una chioma molto fitta. Bisogna inoltre fare attenzione a dove lo si pianta perché l’apparato radicale, al pari della chioma, è molto esteso. Si consiglia poi di metterlo al sole perché è piacevole vedere il gioco di luce che si crea sulle foglie al minimo alito di vento.
In giardini grandi è un albero adatto a fiancheggiare un viale, mettendo gli esemplari ad almeno 7-8 metri l’uno dall’altro. Tuttavia il gelso nero sta bene anche in spazi di piccole e medie dimensioni e può essere allevato addirittura a spalliera. Da noi conviene metterlo a dimora in un angolo, dove la chioma possa espandersi e si abbia modo di apprezzarne il tronco nodoso.
Gelso nero: le sue esigenze
Esposizione: morus nigra preferisce le posizioni soleggiate, ma può stare anche a mezz’ombra; può venire coltivato lungo le zone costiere, anche se non proprio
a ridosso del mare. Tollera l’aria inquinata delle città.
Temperatura: è una pianta rustica che viene coltivata anche nel Nord Europa, dall’Inghilterra alla Svezia. Cresce senza problemi con temperature sino a -10/-15°C.
Terreno: si adatta a qualsiasi tipo di terreno, anche calcareo. Ciò che conta è che sia profondo e ben drenato, altrimenti l’apparato radicale potrebbe non svilupparsi in modo armonico e marcire.
Innaffiature: morus nigra tollera bene la siccità, ma nel primo anno dopo l’impianto bisogna bagnare con regolarità, soprattutto nei periodi più caldi, in modo che il terreno non asciughi e l’albero riesca ad attecchire.
Messa a dimora: l’impianto va effettuato a fine inverno-inizio primavera oppure in autunno, mai quando c’è il rischio di gelo oppure il terreno è inzuppato dalla pioggia.
Concimazioni: pianta di pochissime esigenze e’ preferibile distribuire in autunno sul suolo, in corrispondenza della proiezione della chioma, letame maturo o compost mescolato a terra di giardino.
Potature: vanno eliminati i polloni basali, che sottraggono nutrimento alla pianta, i rami secchi, deboli, malati e quelli che si incrociano. Le piante giovani possono richiedere una potatura di formazione che “lasci” 3-4 rami principali a formare l’impalcatura della chioma. La potatura va fatta durante il periodo di dormienza, da fine inverno a inizio primavera quando la quantità di latice prodotta è scarsa.
Moltiplicazione: in autunno si prelevano talee apicali lunghe 20-30 cm, si eliminano le foglie presenti nella porzione più bassa e si inseriscono in un substrato non troppo ricco di sostanze nutritive, come, per esempio, un terriccio arricchito con perlite, polvere o lapillo vulcanici. Le talee radicano nel giro di 5-6 mesi, ma per spostarle in piena terra deve passare un anno dalla radicazione.
Gelso nero: caratteristiche tecniche
Albero deciduo originario dell’Asia Minore e dell’Iran. Alto 8-12 m e largo 8 m, ha chioma espansa e tronco che con il tempo diventa nodoso. E’ coltivato per il bel fogliame e i frutti commestibili. Appartiene alla famiglia delle Moraceae.
Corteccia: bruna, molto rugosa e irregolarmente solcata.
Foglie: alterne, ovatocuoriformi, scabre di sopra e pelose di sotto, sono più rigide rispetto a quelle del gelso bianco (Morus alba)
Fiori: maschili e femminili, sono presenti sullo stesso albero. I maschili sono raccolti in spighe cilindriche brevemente peduncolate; i femminili sono raggruppati in glomeruli ovoidali.
Frutti: more (il cui nome botanico è sorosi) ovoidali o globose, vengono prodotte da alberi di almeno 8-9 anni di età. Dapprima acidule, maturando diventano dolci e color porpora scuro.
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