Il trapianto è spesso preferito alla semina negli orti familiari poiché è di più semplice gestione per le erbe infestanti e anche perché consente di posticipare l’inizio della coltivazione e quindi di avere più tempo per preparare il terreno o concludere le precedenti coltivazioni. La scelta è soggettiva e dipende da una valutazione personale di costi/benefici.
Esecuzione della semina
Quando si esegue la semina è necessario valutare la profondità e la quantità adatta. Bisogna preparare con cura il terreno che deve avere zolle piccole e mobili così che il seme venga ben idratato appena interrato e che vengano poi apportate le quantità di acqua necessarie alle radici quando nasceranno.
Dopo la semina è consigliabile irrigare delicatamente, a goccia o a pioggia, per idratare il terreno fino alla profondità di interramento del seme. Quando si esegue la semina il terreno non deve essere troppo secco, e l’irrigazione non troppo abbondante per evitare formazione di crosta.
Se si semina in un terreno bagnato bisogna fare molta attenzione ad evitare di impastare le zolle in quanto causa di compattamento del suolo con conseguente difficile sviluppo delle radici.
È sempre preferibile seminare con il terreno in tempera.
Eseguita la semina, al seme servirà acqua per riattivare il metabolismo che era in “stand-by”. I semi infatti sono perlopiù costituiti da uno strato protettivo esterno chiamato tegumento che racchiude l’embrione della piantina e il cibo necessario alle prime fasi di crescita e per uscire poi dal seme e dal terreno.
La pianta madre, a seguito della fecondazione sui fiori, porta i frutti che racchiudono i semi. I semi si originano a seguito della fecondazione degli ovuli contenuti nel fiore a opera del polline. Quando l’embrione cresce anche il seme aumenta di dimensioni e viene fornito di numerose sostanze di riserva. Alla fine dei processi il seme si secca, e contemporaneamente nel seme rallenta il metabolismo fino ad arrivare a un completo riposo che gli consente di sopravvivere alle avversità ambientali come le condizioni atmosferiche o all’apparato digerente di alcuni animali in attesa di riattivarsi.
Il metabolismo riprende quando si presentano le condizioni necessarie alle germinazioni quali terreno sufficientemente umido, temperatura adeguata, ossigeno e assenza di sostanze nocive.
Maggiori saranno le riserve conservate nel seme maggiori saranno le possibilità che questo superi le condizioni avverse nel momento della germinazione come basse temperature, forti piogge, crosta superficiale (solitamente per semi della stessa specie maggiori sono le dimensioni maggiori sono le riserve).
Non appena le foglie si svilupperanno la piantina diventerà autonoma dalle risorse di riserva grazie all’attività della fotosintesi e delle radici.
La profondità alla quale interrare i semi non è semplice da determinare. È necessario infatti da un lato evitare che i semi vengano predati dagli uccelli o allontanati per fenomeni erosivi, d’altra parte però bisogna far sì che il seme riesca a sostenere la crescita della piantina fino al momento in cui diventa autonoma quando emerge dal terreno.
La regola generale è quella di interrare il seme a una profondità pari a tre volte il diametro medio del seme.
Quindi i semi piccoli saranno interrati molto superficialmente; pertanto, per prevenire crosta ed erosione, sarà necessario coprire la superficie con uno strato sottile di letame o compost maturi oppure torba o terriccio. Questi materiali permettono di proteggere la superficie dalle sollecitazioni prodotte dall’acqua.
Se invece si temono danni da parte degli uccelli dopo la semina bisogna coprire il terreno con del tessuto non tessuto il quale andrà mantenuto per alcune settimane finché le piante non saranno abbastanza grandi.
Vantaggi e svantaggi della semina
Per quanto riguarda la semina degli ortaggi ci possono essere dei pro e dei contro.
I vantaggi riconducibili alla semina sono lo sviluppo di radici più vigorose e profonde rispetto alle piante trapiantate con conseguenze positive in quei terreni difficilmente irrigabili. Inoltre i semi costano meno delle piantine.
Tra gli svantaggi invece il rischio di formazione di crosta prima del nascere delle piantine con conseguente non emergenza delle piante, l’occupazione del terreno per tempi più lunghi, e l’incertezza del risultato, infatti non è certo che da ogni seme nasca una piantina.
Infine c’è il rischio che la flora infestante ostacoli la nascita delle piantine dal seme ed inoltre in questa pratica è difficile eseguire la pacciamatura.
Quando si acquista una bustina di semi di ortaggi bisogna verificare che ci siano alcune informazioni.
Si ritrovano le informazioni obbligatorie che sono il nome della specie, della varietà, la categoria di appartenenza (standard o commerciale), la normativa Ce di riferimento, il numero di riferimento (per la tracciabilità del prodotto e della partita alla quale appartiene), nome e indirizzo di colui che li produce o commercializza, campagna agraria di chiusura (quando la semente è stata raccolta), l’eventuale presenza di sostanze estranee al seme e che lo rivestono (es. antiparassitari); se le sementi sono di agricoltura biologica o biodinamica e qual è l’organismo di controllo.
Ci possono poi essere altre informazioni cosiddette facoltative quali la data raccomandata per l’uso; la purezza della specie; il lotto di produzione, il peso netto o lordo dei semi o il numero di semi puri; le indicazioni generali sulle caratteristiche della varietà e sul momento più idoneo alla coltivazione e la germinabilità minima garantita ovvero la capacità del seme di germogliare e di dare origine a una pianta normale.
All’acquisto è bene anche controllare che la confezione sia sigillata e integra. Al momento della semina poi si consiglia di non usare tutti i semi ma di tenerne da parte alcuni per verificare poi la percentuale di germinabilità. È comunque da tenere presente che le cause di una cattiva riuscita della semina sono imputabili a diversi fattori come l’attacco ai semi da parte di predatori, malattie, erosione dovuta a forti piogge, crosta superficiale, asfissia, semina eseguita in un periodo sfavorevole, eccessiva profondità di semina.
Qualità della semente
Per valutare la percentuale di germinabilità della semente si può eseguire una prova molto semplice che consiste nello stendere uno strato di 2 cm di sabbia (o di carta assorbente o di cotone) in una vaschetta pulita. Si imberrà poi lo strato d’acqua e vi si appoggeranno sopra circa 30 semi (se si utilizza la sabbia si possono anche interrare di 1-2 cm mantenendo soffice lo strato che li copre).
Si mantiene poi lo strato umido per tutto il tempo e si pone la vaschetta in un ambiente buio con temperatura costante tra i 20 e i 25°C (se si fa la prova su semi di sedano e lattuga la prova va fatta con almeno 8 ore al giorno di luce). Dopo 2-3 settimane si contano i semi germinati (dalle quali cioè è nata una pianta sana con fusto, radici e foglie), e si confrontano i dati ottenuti con quelli indicati nella confezione.
Ci sono anche altri metodi per valutare le caratteristiche delle sementi acquistate osservandole con la lente di ingrandimento sotto la luce di una lampada. Si verifica la presenza di semi danneggiati o stentati, i quali possono denotare una cattiva maturazione, la presenza di materiali o semi estranei; e il peso e il volume dei semi (sono preferibili semi grossi poiché più ricchi di sostanze di riserva).
Per quanto riguarda invece il trapianto, le piante possono essere trapiantate a radice nuda o con pane di terra. La seconda pratica è molto più comune al giorno d’oggi nonché consigliata per una migliore coltivazione: le piantine con pane di terra mantengono le radici cresciute in una zolla di terra in modo tale che l’apparato radicale si danneggi di meno e attecchiscano meglio.
Il trapianto
Come la semina anche il trapianto ha dei pro e dei contro. I principali vantaggi sono che permette di gestire con maggiore facilità problemi come la crosta o l’erosione; il minore tempo di occupazione del suolo, 3-4 settimane in meno della coltura seminata; risulta più semplice la gestione delle infestanti anche attraverso la pacciamatura ed infine si ha un investimento in piantine certo (la germinabilità delle sementi non è mai del 100%).
I principali svantaggi invece sono il prezzo maggiore della piantina rispetto alle sementi; il minore sviluppo delle radici ed infine i problemi che possono derivare dall’acclimatamento per le diverse condizioni ambientali rispetto al vivaio.
Quando si acquistano delle piantine con pane da terra è necessario controllare il nome della specie e della particolare varietà scelta così da poter valutare se riacquistarla in futuro. È bene poi chiedere al rivenditore se la varietà acquistata è un ibrido in quanto questo tipo di coltivazione non permetterebbe di accantonare sementi della stessa varietà per coltivazioni future e si sarebbe costretti a riacquistare le piantine.
Controllare come si presentano le radici che devono essere bianche e poco o per niente attorcigliate.
Il pane di terra inoltre dovrebbe presentarsi pieno e al suo interno possono essere individuate due sostanze: la perilite (che aumenta la porosità nel panetto di terra) e la vermiculite (che si trova sulla superficie e mantiene il pane di terra umido più a lungo).
Un’altra verifica può essere fatta annusando il pane di terra che dovrebbe avere un profumo gradevole e non sapere di muffa.
Sulla piantina non dovrebbero essere presenti fiori e men che meno frutti in quanto denoterebbero un passaggio prematuro della pianta dalla fase giovanile alla fase adulta riproduttiva (saltando la fase adulta vegetativa) con conseguenze negative al momento della messa a dimora.
Le piantine non devono poi avere sintomi di malattie parassitarie sulle foglie. Infine si consiglia di contare le foglie presenti sulla piantina che si decide di acquistare che non devono essere né troppe (denoterebbero un apparato radicale troppo sviluppato nel piccolo pane di terra) né troppo poche (denoterebbero apparato radicale sottosviluppato). Il numero ideale cambia da specie a specie.
Il passaggio da vivaio a campo per le piantine è molto delicato in quanto le due condizioni sono molto diverse: nel vivaio le piante crescono con poca terra, irrigazioni regolari, senza subire grandi sbalzi termici, ricevono luce filtrata dalla copertura e non sono esposte alle intemperie. Le piante si adattano a queste condizioni, le foglie saranno più sottili e con minori strati protettivi sulle foglie rispetto alle piante nate all’esterno.
Nel momento in cui la piantina viene trapiantata nel campo si trova in una situazione completamente diversa in quanto non riceve più acqua e principi nutritivi con regolarità, le foglie sono messe a dura prova dalle intemperie e talvolta muoiono, il fusto e le foglie crescono più lentamente in quanto la piantina dovrà concentrarsi sull’accrescimento dell’apparato radicale. Tutti questi sintomi fanno parte del fenomeno chiamato “stress post-trapianto”.
Per evitare tutto ciò si possono acclimatare le piantine, non trapiantandole immediatamente ma mantenendole in vaso in un luogo un po’ riparato (dove la luce del sole non arrivi direttamente) per qualche giorno provvedendo ad irrigarle giornalmente.
In questo modo le piantine si adatteranno pian piano alle diverse condizioni di vita e risulteranno più forti per affrontare la vita nel campo.