ACTINIDIA UNA COLTIVAZIONE SEMPRE ATTUALE

on Novembre 21 | in Giardino Biodinamico | by | with No Comments

kiwi

Raccolta. Si effettua a fine ottobre-inizio novembre. Le norme prevedono che la raccolta venga effettuata quando i frutti presentano un contenuto zuccherino minimo di 6,2° Brix, ma per avere una conservazione migliore e un buon sapore in fase di consumo sarebbe opportuno raccoglierli quando hanno superato i 7° Brix o si avvicinano agli 8° Brix. Per determinare i gradi Brix dei frutti si impiega il rifrattometro.
Con questi valori di zuccheri si ha una più lunga conservabilità, e in fase di consumo i frutti raggiungono più facilmente i 15° Brix. Spesso però nelle regioni del Nord è difficile raccogliere oltre i 9° Brix poiché questi valori si raggiungono a fine ottobre-primi di novembre, quando il pericolo delle gelate è molto alto.
Per agevolare le operazioni di raccolta, nella forma di allevamento a pergoletta con i tetti rivolti verso il basso, si dovrà innanzi tutto effettuare una potatura di raccorciamento dei tralci che impediscono il passaggio delle macchine operatrici lungo i filari.
Sono da cimare solo quelli che legandosi tra loro impediscono il passaggio delle macchine operatrici senza esagerare nel raccorciamento, potature esagerate in questo periodo inducono l’albero a ricacciare pregiudicando la qualità dei frutti.
Si consiglia, nella raccolta, l’utilizzo di guanti per non lesionare i frutti, i frutti inoltre vanno raccolti senza peduncolo tirandoli a mano piena verso di sé e depositandoli delicatamente nei raccoglitori.
I frutti caduti a terra vanno posti in contenitori a parte poiché anche se non sembrano essere rovinati, sono fortemente soggetti a marciumi da monilia. I frutti di actinidia alla raccolta sono molto duri e quindi particolarmente sensibili anche a leggere ammaccature che possono ledere la buccia o la polpa sottostante.
Dopo la raccolta perché i frutti si conservino bene vanno esposti all’aria per 48-72 ore sotto un porticato per fare si che il punto di stacco si asciughi. Dopo questo periodo i frutti vanno posti in celle frigorifere dove la temperatura viene mantenuta a – 0,5°C e l’umidità vicina al 100%. In questo modo i frutti si possono conservare fino a maggio dell’anno successivo.
Per piccole quantità la conservazione può essere fatta in cantine fresche, mantenendo i frutti al buio, dove non vi sia altra frutta o verdura poiché queste, emettendo etilene, farebbero maturare i frutti anzitempo. La conservazione può essere effettuata anche in “bocche di lupo” o sotto porticati ben riparati dal gelo.
Una volta al mese è opportuno ripassare i frutti per togliere quelli marci o ammorbiditi poiché farebbero maturare anzitempo anche gli altri.
Dopo un mese, se si vogliono assaporare frutti particolarmente dolci, è bene porli per qualche giorno in un sacchetto con delle mele mature le quali, emettendo etilene, ne accelerano la maturazione.

Preparazione del terreno per i nuovi impianti. Prima di tutto se si vuole procedere a un nuovo impianto, occorre far eseguire un’analisi del terreno: il calcare attivo non deve superare il 4-5 % e il pH deve essere inferiore a 8.
Se questi valori venissero superati si avrebbero degli impianti difficilmente gestibili per la presenza di giallumi (insufficienza di ferro) e per lo sviluppo stentato delle piante. Per ovviare a questo inconveniente si può ricorrere a un portinnesto – il D1 – che però è difficilmente reperibile in commercio per poche piante.
L’actinidia è una pianta particolarmente esigente per quanto riguarda la scelta del terreno e la sua preparazione prima dell’impianto; da questi due fattori dipendono l’attecchimento e la vigoria delle piante.
Lavorare il terreno in profondità, fino a 50-70 cm, senza portare alla superficie gli strati profondi; c’è la possibilità, effettuare la lavorazione dell’intera superficie dove andranno poste a dimora le piante.
Evitare nel modo più assoluto di effettuare impianti dove prima vi erano delle piante da orto, poiché le radici di queste sono spesso colpite da nematodi, piccoli vermi, non visibili a occhio nudo, che pungono le radici succhiandone la linfa e formando numerosissimi e piccoli ingrossamenti a forma di cipolla.
I nematodi si trasferiscono con estrema facilità sulle radici dell’actinidia bloccando l’attività dell’apparato radicale e quindi la normale vegetazione della pianta.
Oltre che nei terreni coltivati a piante orticole, i nematodi sono spesso presenti anche in terreni sabbiosi o molto leggeri. Per verificare la presenza di nematodi osservare le radici dell’erba morella (Solanum nigra), una specie selvatica della famiglia delle Solenacee particolarmente attaccata dai nematodi.

Nei terreni argillosi è necessario evitare il ristagno dell’acqua in quanto l’apparato radicale dell’actinidia è molto fitto, specialmente intorno al colletto, e difficilmente l’acqua riesce a evaporare in quella zona. E’ quindi necessario sistemare il terreno a “schiena d’asino” (con le falde pendenti verso il centro dell’interfilare) e curare anche lo sgrondo delle acque con sistemi di drenaggio da predisporre prima dell’impianto.
Si consiglia, prima di lavorare in profondità con il ripuntatore, di apportare abbondante sostanza organica (ad esempio letame bovino o cavallo, pecora, coniglio, non di ovicoli). Il letame deve essere ben maturo e va distribuito alla dose di 50-60 quintali per 1000 metri quadrati, distribuito su tutta la superficie. Integrare poi con la concimazione minerale sulla base dei risultati forniti dall’analisi del terreno effettuata in precedenza.
Evitare di mettere a dimora le piante nel trimestre di fine anno, poiché i forti abbassamenti di temperatura potrebbero uccidere le giovani piante, meglio rimandare il tutto a febbraio, dopo i grandi freddi invernali.
E’ utile invece predisporre fin da ora le strutture di sostegno: pali, fili, tiranti ed eventualmente anche l’impianto di irrigazione.
A riguardo si ricorda che le forme di allevamento dell’actinidia sono diverse; per pochi esemplari si consiglia la pergola semplice o doppia, leggermente inclinata verso l’alto. La struttura dovrà avere un’altezza da terra di 2 metri, con un tetto di almeno 3-4 metri. Bisogna poi prevedere per ogni pianta uno spazio di 15 metri quadrati: solo così si otterranno in futuro delle produzioni abbondanti; piante poste a dimora troppo fitte forniranno solo una ricca vegetazione.

Scelta delle varietà. Hayward rimane la varietà più conosciuta e diffusa, caratteristica per la sua polpa verde, la forma a cilindro e un peso medio del frutto di circa 100 grammi.
Negli ultimi anni sono comparse sul mercato altre varietà, sia a polpa verde che gialla. Le nuove varietà a polpa verde – come Early Green e Green Life – derivano da mutazioni della Hayward, alla quale sono del tutto simili per aspetto e peso; maturano, però, 30 giorni prima e hanno un periodo di conservazione di circa 3 mesi.
Tra le varietà a polpa verde si trovano anche le Summerkiwi 3373 e 4605, simili ad Hayward ma di pezzatura inferiore. Maturano dopo la metà di settembre e hanno una conservabilità di circa 3 mesi. Inoltre abbiamo Bo-Erica e Meris che maturano con Hayward ma sono di pezzatura più grossa.
Tra le varietà a polpa gialla si segnala Jintao di forma cilindrica, affusolata, con buccia poco tomentosa (scarsa presenza di peli) e produttività molto elevata, dal sapore squisito. Matura poco prima di Hayward e la conservabilità è buona.
Soreli è una varietà a polpa gialla posta in commercio nel 2008, molto interessante per la produttività e la qualità dei frutti; matura 30 giorni prima di Hayward. Dori è una nuova varietà a polpa gialla precoce che matura 30 giorni prima di Hayward. Sempre a polpa gialla, Gold 3, di origine neozelandese, si distingue per il frutto di grossa pezzatura; matura qualche giorno prima di Hayward.
Tutte le varietà a polpa gialla fanno capo a dei club i cui titolari forniscono le piante e in cambio assicurano il ritiro del prodotto, impegnando però il coltivatore a conifere la produzione esclusivamente a loro.

Protezione delle giovani piante dal gelo. Le piante di 1-3 anni sono particolarmente soggette ai danni da gelo che si possono verificare sia ai primi di novembre che nel mese di marzo. Infatti, quando le piante in allevamento hanno le foglie o nel momento in cui inizia a muoversi la vegetazione, bastano pochi gradi sotto lo zero per causare danni importanti. La zona maggiormente colpita è quella vicino a terra dove l’escursione termica è più marcata.
Per limitare i danni da freddo si devono predisporre delle protezioni con paglia fino all’altezza di 1 metro con una imbottitura di circa 30 cm. La paglia rimane la copertura ideale anche se difficoltosa nella posa; tuttavia, sono buone anche le coperte fatte con canne, feltri di materiale acrilico, ecc.
Per conferire una maggiore resistenza al gelo, in fase di pre-caduta delle foglie e subito dopo si devono effettuare dei trattamenti a base di rame, alla dose di 200 grammi per 10 litri di acqua, bagnando tutta la pianta e in modo particolare bassa del fusto.
Quando si effettuano concimazioni azotate eccessive o fatte troppo tardivamente, dopo il mese di giugno, o irrigazioni continue senza lasciar asciugare o quando si usa la pollina (molto ricca di azoto) le piante sono maggiormente sensibili ai danni da freddo.

Potatura. E’ un’operazione che è meglio evitare di effettuare in autunno, rimandandola dopo i grandi freddi e prima che inizi il pianto (emissione di linfa grezza da un ramo tagliato all’inizio della ripresa vegetativa).
I tagli di potatura fatti in questo periodo hanno forti difficoltà a formare il callo di cicatrizzazione anche se vengono protetti con mastici, il callo di cicatrizzazione tenderà a seccarsi con l’inverno successivo formando le carie (una malattia che compromette la produzione e provoca ampi disseccamenti fogliari).
In questo periodo, prima della caduta delle foglie è opportuno segnare le piante colpite da carie nel punto in cui parte l’infezione per poter eliminare poi la parte malata con la potatura. Se non si segnano le piante infette al momento della potatura potrebbe risultare difficile distinguere i rami sani da quelli ammalati.

Irrigazione. A ottobre ridurre di molto i turni di irrigazione poiché, in prossimità della raccolta, eccessive quantità d’acqua pregiudicano la conservabilità dei frutti. Inoltre, in questo periodo, le ore di luce e di calore si riducono di molto e le notti sono spesso cariche di umidità.

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