Come potare gli ulivi: potatura di risanamento dopo il gelo invernale
L’olivo è una specie sensibile al freddo e che patisce soprattutto le gelate di inizio primavera.
Le gelate invernali sono caratterizzate da notevoli e prolungati abbassamenti di temperatura che si verificano però su piante in condizioni di riposo vegetativo e quindi con una resistenza maggiore dovuta ad un adattamento al freddo, infatti le piante nel periodo invernale si acclimano indurendo i tessuti, perdendo acqua e trasformando l’amido in zuccheri solubili tollerando meglio le temperature prossime allo zero.
Le gelate primaverili sono caratterizzate da minime termiche modeste ma repentine e da importanti escursioni termiche che trovano però le piante in condizioni di deacclimatamento mettendo quindi a dura prova la tenuta e il funzionamento delle membrane delle cellule vegetali.
I danni da freddo possono essere di diversa entità in funzione di diversi fattori: intensità e durata delle minime termiche, velocità di abbassamento della temperatura, umidità, neve, vento, altitudine, esposizione, natura del terreno, varietà, età, stato vegetativo e nutrizionale degli alberi.
A temperature minime di -6-7°C possono manifestarsi danni alle foglie con ingiallimenti, necrosi (morte dei tessuti) e conseguente caduta; in questo caso si procede con una potatura manuale se il danno alle foglie è limitato, se le defogliazioni invece sono importanti ma con un diffuso ricaccio nei rami di un anno è consigliato conservare la preesistente struttura della pianta diradando le ramificazioni defogliate con intensità maggiore rispetto a quella applicata normalmente così da stimolare un nuovo germogliamento. A -8°C i danni interessano i rametti più giovani e ne possono provocare il distaccamento dalla corteccia; nel caso in cui i danni sui rami di una anno siano ben evidenti e la pianta presenti anche ricacci su legno di due anni di età bisogna potare asportando le parti disseccate e quelle con vegetazione stentata, che presentano pochi e deboli germogli.
Le branchette devono quindi essere raccorciate fino ad arrivare a porzioni che presentano una buona emissione di nuovi germogli. A -12°C i danni si trasferiscono alle branche e al tronco con fessurazioni e spaccature sulla corteccia e imbrunimento della zona del cambio, se il danno è maggiore nella parte bassa della chioma è bene potare un po’ più intensamente la parte alta della chioma così da stimolare nuova vegetazione nella parte bassa.
Come potare gli ulivi dopo l’inverno
Gli interventi sono da effettuare necessariamente a primavera inoltrata per rimuovere le parti danneggiate e al contempo favorire la ricostruzione della chioma.
In presenza di danni sulle branche terziarie e secondarie, con la potatura queste devono essere raccorciate fino alle zone in cui si nota un rigoglioso sviluppo di nuovi germogli, dove legno e corteccia sono integri. E’ necessario anche asportare le parti parzialmente danneggiate, fino ad arrivare alla parte completamente sana.
Se il gelo ha devitalizzato tutte le branche secondarie bisogna intervenire su quelle primarie raccorciandole anche oltre il necessario (1 metro dalla loro inserzione sul fusto) per stimolare una nuova, vigorosa vegetazione nella porzione basale della chioma che altrimenti si concentrerebbe solo sulla parte più esterna della chioma svuotando il basso.
In entrambi i casi nell’anno successivo gli interventi di potatura dovranno essere molto limitati poiché la chioma è ancora di dimensioni ridotte rispetto all’apparato radicale: si devono eliminare solo i succhioni più assurgenti e vigorosi inseriti sul dorso, oltre ai polloni eventualmente sorti alla base dell’albero. Ci vogliono circa tre anni prima che si ricostruisca la chioma.
Per essere sicuri di tagliare in modo da lasciare solo i tessuti integri bisogna, oltre ad analizzare i nuovi germogli che devono essere numerosi e vigorosi, controllare i tessuti sulla superficie di taglio che devono risultare completamente vitali (senza imbrunimento e zone necrotiche).
Se la parte aerea degli alberi è completamente danneggiata si deve eseguire il taglio al ciocco (ceppaia), il più vicino possibile al terreno. La scalzatura della ceppaia e l’esecuzione del taglio circa 10 cm sotto il livello del terreno è sicuramente più oneroso del taglio a livello del terreno, ma permette l’emissione di polloni di ottima qualità che sicuramente svilupperanno radici proprie.
Attenzione però, se le piante sono innestate non bisogna tagliare sotto il punto di innesto. In ogni caso si deve eseguire un taglio liscio e leggermente inclinato.
Il danno grave sull’intera pianta si rileva facilmente anche prima della ripresa vegetativa per la presenza di fessurazioni e per il distacco della corteccia sul tronco e sulle grosse branche.
Dopo il taglio al ciocco, i polloni che si svilupperanno durante il primo anno di vita non dovranno essere diradati.
Se si vuole formare un vaso cespugliato con tre-quattro branche primarie che dipartono dal terreno, il diradamento inizierà a partire dal secondo-terzo anno per arrivare alla forma definitiva e alla piena produzione nell’arco di 3-4 anni.
Anche se si vuole formare un vaso con un solo tronco il diradamento comincia dal secondo anno, privilegiando però progressivamente i germogli più verticali fino alla scelta di quello definitivo al terzo anno anche se la piena produzione si conseguirà al quarto-quinto anno. Il diradamento consiste nell’eliminare i polloni inseriti più in alto sulla ceppaia soggetti a facile scollamento, per favorire quelli inseriti più in basso che potranno affrancarsi meglio degli altri.
Come potare gli ulivi dopo l’inverno: rottura delle branche primarie per eccessivo carico di neve
La rottura delle branche principali causata da un forte carico di neve è un evento favorito da un’eccessiva inclinazione delle branche e da una folta vegetazione nella parte alta della chioma che facilita l’accumulo di neve e amplifica l’effetto del peso sollecitandone la rottura.
Nel vaso tradizionale, con branche primarie ripetutamente divise in due, presenta branche piuttosto aperte e vegetazione concentrata sulla parte alta per cui è frequente la rottura di branche.
Il vaso policonico semplificato, senza divisione dicotomica delle branche primarie, presenta branche primarie solitamente più erette ed aperte delle precedenti e vegetazione concentrata nella parte inferiore rendendo meno difficili danni strutturali per la neve.
L’intervento di potatura da ricostruzione dai postumi di una gelata va effettuato solo dopo aver individuato le parti danneggiate con modalità e tempi che dipendono dall’entità del danno. E’ consigliabile aspettare che la pianta riprenda l’attività vegetativa in primavera o anche più tardi e poi intervenire in modo da poter valutare al meglio la funzionalità dei vasi.
Nel caso di rottura delle branche primarie e/o gravi danni causati dalla neve e dal gelo alla ripresa vegetativa le piante si troveranno con un rapporto chioma/radici fortemente alterato e con un equilibrio da recuperare il più rapidamente possibile.
In questo caso si consiglia di effettuare l’intervento sulla nuova vegetazione he si svilupperà in un momento successivo alla pausa vegetativa estiva (luglio-agosto) quando l’emissione di nuova vegetazione sarà ridotta e debole anche per l’approssimarsi della fine del ciclo vegetativo annuale.
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