Il pesco colonnare o cipresso, conosciuto anche come pesco “Pillar”
Il pesco (Prunus persica) è caratterizzato da una notevole variabilità genetica all’interno della specie. Oltre alla già descritte piante a portamento nano e alle varietà a frutto piatto merita particolare attenzione per la frutticoltura familiare un gruppo di varietà definite “peschi colonnari” o “peschi cipressini”.
Le piante che vi appartengono sono caratterizzate da un aspetto curioso, con rami laterali e portamento quasi verticale. Il risultato è una chioma molto stretta, che occupa spazi limitati e al contempo fornisce un’elevata produttività, oltre che una buona adattabilità ai diversi ambienti di coltura. E’ infatti coltivabile in tutta Italia.
Nel gruppo delle varietà dei peschi colonnari o cipressini la varietà di riferimento è il “Pillar”.
Questa varietà produce una pianta di vigore intermedio (raggiunge i 4-4,5 metri di altezza), con tronco robusto su cui sono inseriti i sottili rami laterali a portamento quasi verticale.
Le foglie sono poste a creve distanza sui rami e conferiscono alla chioma un aspetto molto “denso”.
Il fiore è di colore rosa intenso, disposto sul ramo singolarmente o a gruppi di due o tre. La fioritura avviene in marzo. Le gemme a fiore si trovano su rami misti di un anno e sono distribuite uniformemente lungo il ramo. La varietà è autofertile, cioè la singola pianta è in grado di produrre frutti senza la necessità di varietà impollinanti.
Il frutto è una pesca (drupa) di medie dimensioni (150-170 gr), di forma oblunga. La polpa, di buon sapore, è consistente e succosa, con accentuato colore rosso al di sotto della buccia. La ricchezza in succo della polpa consente di ottenere, con la centrifuga, uno squisito succo di frutta. La maturazione avviene nella seconda decade di settembre (epoca riferita al clima della pianura padana).
Pesco colonnare: messa a dimora e distanze d’impianto
La messa a dimora degli astoni acquistati in vivaio va effettuata a partire dalla metà di novembre fino a tutto il mese di marzo nelle giornate in cui le condizioni metereologiche e del terreno permettono le operazioni di trapianto.
Si sottolinea che le piante di pesco colonnare sono, generalmente, innestate su portinnesti di vigore vegetativo medio-elevato o elevato per poter garantire una crescita e una produttività costanti nel tempo. Il portinnesto più frequentemente usato è il GF 677 che sopporta brevi periodi di siccità, è tollerante verso i terreni leggermente calcarei, ma non gradisce quelli soggetti a ristagni di acqua. Se invece il terreno oggetto del nuovo impianto è poco permeabile e compatto, il portinnesto consigliabile è il susino Ishtara pure esso dotato di buon vigore.
Le distanze minime d’impianto sono 4-4,5 metri tra filari e 1,2-1,5 metri sulla fila.
Potatura pesco colonnare
La forma di allevamento comunemente adottata asseconda la crescita naturale a fuso della varietà. Non si consigliano altre forme dio allevamento perché di difficile applicazione.
La potatura è una pratica indispensabile per il mantenimento di un elevata produttività e qualità dei frutti. Le piante forniscono la prima produzione al secondo anno dall’innesto o al primo anno dopo il trapianto dell’astone del vivaio. I rami dell’anno manifestano una crescita vigorosa e formano una chioma “densa”. Si deve quindi provvedere a diradarli per favorire la penetrazione della luce ed arieggiare l’interno della chioma.
Le dimensioni ridotte della pianta rendono le operazioni di potatura estremamente agevoli e veloci. Gli interventi di taglio possono essere effettuati in maniera leggera con la potatura verde, a partire da agosto, e poi completati a fine inverno con la soppressione dei rametti in eccedenza.
Poiché nelle piante adulte i rami misti vengono prodotti fortemente addossati e in grande quantità, con la potatura si procede annualmente a un loro diradamento nella misura di almeno il 40%. I tagli vanno effettuati alla base del ramo da sopprimere, senza lasciare speroni. Nel corso degli anni il pesco “Pillar” tende a crescere notevolmente in altezza e quindi è necessario l’accorciamento dell’asse centrale per evitare che la pianta si pieghi verso terra, con rischio di rottura del tronco. Il taglio di ritorno dell’asse centrale va eseguito al di sopra di una branca laterale sufficientemente robusta posta all’altezza di 2,5-3 metri dal suolo.
Pesco colonnare: diradamento manuale dei frutti
La pratica del diradamento manuale dei frutti è necessaria per favorirne la normale crescita, impedirne la cascola precoce (distacco), migliorarne l’aspetto e il sapore al momento della maturazione. Gli interventi di diradamento si effettuano nei mesi di maggio e giugno quando le drupe hanno il diametro di 1,5-2 cm, dopo la cascola naturale di quelle non fecondate o malformate. Il numero dei frutti da eliminare varia in relazione alla quantità di frutti presenti, ma in condizioni normali ne deve essere eliminato almeno il 50% (si lasciano 2-3 frutti per ramo sufficientemente distanziati).