Preparazione del terreno, messa a dimora delle piantine e installazione dei tutori per coltivare il pomodoro in orto biodinamico
La preparazione del terreno influisce molto sulla buona riuscita della coltivazione del pomodoro.
Il suolo è bene che venga sistemato ad aiole che in caso di terreni pesanti o nei quali ristagna l’acqua devono essere sopraelevate.
E’ consigliato predisporre sul terreno la pacciamatura che, oltre a evitare la crescita di erbe infestanti, permette l’anticipo della raccolta e il risparmio dell’acqua d’irrigazione.
Le piantine vanno messe a dimora con adeguate condizioni climatiche e rispettando le temperature ideali per la germinazione.
Si procede poi, subito dopo la messa a dimora delle piantine, all’installazione dei tutori per sostenere la loro crescita.
Importante in tutte le fasi agronomiche seguire il calendario biodinamico.
La lavorazione del terreno e la concimazione adatta per coltivare il pomodoro in orto
Il terreno va lavorato preferibilmente da fine autunno a inizio inverno, effettuando poi una vangatura leggera 5-10 cm.
Con l’inverno poi gelo e disgelo disgregheranno le zolle più grossolane del suolo rendendolo soffice e pronto per la messa a dimora delle piantine.
La vangatura deve essere effettuata quando il terreno non è né troppo umido né troppo asciutto (si dice in tempera) e soprattutto mai bagnato poiché si rischierebbe di rovinare la struttura del suolo formando grosse zolle difficili da lavorare.
Se le nostre aiole sono occupate dalle colture degli ortaggi di stagione ovviamente la vangatura va rimandata a fine inverno.
Durante la vangatura va interrato letame ben maturo, 4-5 kg per metro quadrato.
Un alternativa al letame è il compost (3-4 kg per metro quadrato) o stallatico organico.
Se il terreno di cui ci stiamo occupando è “stanco” (dove cioè si sono coltivati pomodoro per molti anni), povero o molto sfruttato, allora si procedere con la pratica della consociazione e in questo caso si seminano delle crucifere o dei cereali.
> Scopri come coltivare il pomodoro in vaso
La preparazione e la pacciamatura delle aiole
Poco prima di marzo, periodo in cui si mettono a dimora le piantine sotto tunnel, bisogna cominciare a sminuzzare la superficie del terreno con una zappa e/o un erpicatore manuale e preparare le aiole all’impianto.
Se il terreno è pesante e poco drenante si consiglia di predisporre aiole sopraelevate di 20-25 cm, così da consentire lo sgrondo dell’acqua in eccesso che altrimenti favorirebbe la formazione di malattie fungine.
Dopo aver terminato la preparazione delle aiole si consiglia di stendere la pacciamatura, ricoprire cioè il terreno con un telo plastico biodegradabile a base di amido al fine di evitare lo sviluppo di piante infestanti e ridurre le irrigazioni.
In alternativa, si può utilizzare paglia o erba sfalciata essiccata, da disporre in uno spessore di 8-10 cm.
Un altro effetto vantaggioso della pacciamatura e il riscaldamento del suolo che facilita l’attecchimento e lo sviluppo delle piante dei primi impianti primaverili con un anticipo di produzione. Contribuisce poi a mantenere puliti i frutti, che si sporcherebbero a contatto con il terreno.
Al contrario nei mesi estivi può rappresentare un problema poiché il surriscaldamento del terreno nei mesi estivi può provocare il formarsi di un terreno ostile allo sviluppo delle piante.
Per risolvere questo problema si possono irrorare i teli con una soluzione di acqua e calce (0,5 kg di calce per 10 l d’acqua) che risulta anche un buon repellente per li limaccie in modo tale che i teli si imbianchino e si impedisca così un eccessivo riscaldamento del suolo.
Si ricorda comunque che la pacciamatura non è una pratica indispensabile poiché la coltura del pomodoro può dare ottimi risultati anche attuata in aiole non pacciamate.
La messa a dimora delle piantine di pomodoro
Una volta predisposta la pacciamatura il telo va forato con un pianta bulbi che va riscaldato su una fiamma per eseguire un foro netto. La messa a dimora si esegue spostando il terreno con una paletta in modo da creare un piccolo incavo nel quale posare il pane di terra ricoprendolo poi senza pressare troppo. In ogni caso, sia che si tratti di piante auto prodotte che acquistate, bisogna prestare molta attenzione al loro aspetto al momento della messa a dimora.
Le piantine devono essere sane, con foglie di un bel colore verde e prive di macchie giallastre e devono avere uno sviluppo equilibrato sia della parte aerea che dell’apparato radicale che non deve apparire troppo sviluppato.Ottimo al momento della dimora eseguire il bagno radice (pratica biodinamica).
Nel caso di coltura in pieno campo, al Nord si può procedere alla messa a dimora delle piantine da metà aprile ai primi di maggio, mentre al Centro Sud già dal mese di marzo.
E’ consigliabile in questo caso stendere un velo di tessuto non tessuto sulle piantine per proteggerle da eventuali ritorni di freddo , andrà poi rimosso non appena le condizioni climatiche si sarannò stabilizzate.
Nel caso invece di coltura sotto al tunnel al Nord si procede a metà marzo mentre al Centro-Sud circa un mese prima in base alle condizioni climatiche.
Anche in questo caso è bene proteggere le piantine da eventuali ritorni di freddo con un velo di tessuto non tessuto da togliere appena le condizioni climatiche si stabilizzano.
Il pomodoro non sopporta le base temperature quindi il momento ideale per la messa a dimora varia a seconda dell’area geografica e del tipo di coltivazione che si intende attuare, a pieno campo o sotto tunnel.
La temperatura minima per il trapianto non deve essere mai inferiore ai 12-14° C.
Per quanto riguarda le distanze occorre mettere a dimora le piantine a 30-40 cm di distanza lungo la fila e con una distanza tra fila e fila di 90-100 cm.
Nel caso di impianto a file doppie la distanza tra le due file va ridotta a 70-80 cm.
In ogni caso fare i trapianti in giorni di frutto o fiore.
L’installazione dei tutori per la coltivazione dei pomodori in orto
Se si intendono coltivare varietà a sviluppo indeterminato (cioè che crescono di continuo), prima della messa a dimora delle piantine, o subito dopo, occorre installare adeguati tutori che sostengano la successivamente sia il peso della pianta che quello dei frutti e impediscono che le piante si spezzino.
I sostegni più validi e usati sono le canne di bambù che sono robuste e facilmente maneggiabili. Le canne vanno infilate per almeno 25-30 cm nel terreno mentre la parte fuori non dev’essere inferiore ai 160-170 cm.
E’ consigliato poi fissare tra loro i pali con un paio di fili di ferro zincato disposti orizzontalmente a 50 cm l’uno dall’altro saldamente fissati a un picchetto di testa e di coda.
Nel caso si coltivino invece varietà a crescita determinata, cioè che fermano il loro sviluppo dopo un determinato numero di palchi floreali, non è necessario installare tutori e si lasciano le piante libere di crescere assumendo con il tempo un aspetto cespuglioso.
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