Tra le bisce che frequentano questi ambienti acquatici vi sono il biacco, la natrice dal collare e la natrice tassellata. Si tratta di specie innocue per l’uomo, in quanto il loro eventuale morso non può arrecare alcun danno e che hanno un ruolo, spesso ignorato, di fondamentale importanza per l’ecosistema delle campagne.
Una biscia intorno a casa però, anche se innocua, può creare disagio. Può essere quindi utile prendere provvedimenti per allontanarla; per esempio tenere sempre l’erba rasata o lasciare razzolare qualche gallina.
Un serpente incontrato in aperta campagna ha invece diritto al nostro massimo rispetto, perché il suo ruolo di predatore, ma anche di preda, è parte integrante dell’ecosistema naturale in cui vive.
Il biacco (Columber viridiflavus) è un serpente che si rinviene facilmente sui bordi dei fossi. Le sue abitudini sono diurne: ama riscaldarsi al sole, attorcigliato su un ramo o disteso su una pietra piatta; di notte invece si rifugia sotto i sassi o nella tana di qualche roditore. E’ una specie terricola e perciò caccia senza entrare in acqua. Il biacco, tra le specie menzionate, è quello che fa più impressione e non manca di mettere un po’ di panico a chi se lo ritrova davanti, soprattutto perché dimostra una certa aggressività.
Il biacco ha la testa piccola e ovoidale, dove si notano piccoli occhi dalla pupilla rotonda. Le squame sul dorso sono lisce e il colore è piuttosto variabile: più frequentemente è scuro screziato di macchie gialle, ma può anche essere completamente nero brillante; la parte inferiore è sempre bruno giallastra, più chiara sotto la gola. La lunghezza arriva a 150 cm nei maschi, ma alcuni esemplari possono raggiungere i 2 metri. Questa specie è piuttosto mordace: non teme i propri simili e nemmeno le vipere, che all’occorrenza può anche predare. Si ciba di lucertole, ramarri, topi, arvicole, anfibi, uccelli e anche grossi insetti. Il bracco è molto aggressivo e, se si tenta di catturarlo, prova a mordere ripetutamente, sibilando e, a volte alzandosi in posizione verticale, aumentando così la parvenza della pericolosità. L’uomo non ha da temere per questo rettile, poiché esso non inocula veleno e, quindi, un’eventuale uccisione sarebbe assolutamente ingiustificata, però è doveroso prestare attenzione perché il moroso è comunque doloroso. Il periodo della riproduzione è tra aprile e giugno e chi ha avuto la fortuna di assistere all’accoppiamento dei biacchi difficilmente scorderà l’esperienza a causa della spettacolarità delle movenze uniche di questi esemplari. All’arrivo dell’inverno il biacco si ritira sotto le radici degli alberi per uscire in primavera quando il clima è già mite.
L’innocua natrice dal collare (Natrix natrix) vive lungo le rive dei corsi d’acqua, nei fossi, negli stagni e nelle paludi; a volte la si incontra anche nei boschi e nei prati, lontana dall’acqua. La natrice ha la testa arrotondata e dietro di essa sono visibili due mezze lune gialle, bordate di nero. La pupilla è rotonda, tipica dei colubridi. Il colore del corpo è variabile e va dall’olivastro al grigio macchiettato di scuro, con la parte inferiore sempre molto chiara. Raramente supera i 120 cm di lunghezza. La natrice dal collare si ciba di anfibi, piccoli pesci e può predare anche nidacei di uccelli che nidificano sul terreno e piccoli mammiferi. E’ un serpente diurno e caccia sia in acqua che sulla terra ferma. Se si tenta di afferrarla si arrotola su se stessa con fare minaccioso dando l’impressione che possa attaccare da un momento all’altro, raramente però cerca di mordere l’aggressore e, anche se ciò accadesse, non dobbiamo temere il suo morso. La natrice dal collare possiede infatti ghiandole velenifere contenenti un veleno molto blando; ha poi denti corti e non cavi che non sono in grado di inoculare il veleno in profondità, quindi possiamo considerarla assolutamente innocua. La natrice si difende dai nemici anche secernendo dalle ghiandole anali una sostanza fetida e nauseabonda. In caso di estremo pericolo è poi in grado di fingersi morta, con il ventre all’aria e la lingua penzolante. All’inizio della stagione fredda la natrice si ripara in qualche fratto e anche in tane di roditori, entrando in un letargo dal quale si risveglia la primavera successiva.
La natrice tassellata (Natrix tessellata) tra tutti i colubridi europei è quella più legata all’acqua e difficilmente si allontana da essa per più di una ventina di metri. I suoi ambienti di vita sono logicamente acquatici: laghi, fiumi tranquilli, ruscelli, stagni, canali. E’ presente nei fossi di campagna solo se sono collegati a qualche stagno o a corsi d’acqua primari. Molto simile alla natrice con collare se ne distingue per l’assenza di collare e per la forma della testa che è piatta e arrotondata. La bocca è ampia e unita di un gran numero di piccoli denti. Non ha né ghiandole né denti veleniferi ed è quindi completamente innocua. Il colore del dorso varia dal grigio-bruno al grigio chiaro con tonalità verdastre e mostra numerose macchie scure che si schiariscono verso i fianchi. Il ventre è bianco-gialliccio. Raramente supera i 70-100 cm di lunghezza. Si nutre di piccoli pesci, rane, girini e tritoni, occasionalmente preda mammiferi come il toporagno e l’arvicola. Trascorre la maggior parte del suo tempo in acqua; può rimanere per ore immersa , distesa sul fondo e perfettamente immobile in attesa che un malcapitato pesciolino le passi davanti. Una volta afferrata la preda, la trasporta fuori dall’acqua e comincia a ingoiarla partendo dalla testa. Tale comportamento fa si che rivesta un ruolo importante nella selezione delle specie ittiche, poiché a essere cacciati sono spesso i pesci debilitati. Esce dall’acqua per accoppiarsi, per deporre le uova e per il riposo invernale. Come la natrice può fingersi morta, quando è molestata non tenta mai di mordere ma si limita a sibilare come una vipera sferrando attacchi con la bocca chiusa.
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